Al centro del dibattito al Politeama di Catanzaro il suo personaggio più celebre, Montalbano, e il rapporto con il compianto creatore Andrea Camilleri.

Il mestiere dell’attore raccontato attraverso una lunga serie di aneddoti e di episodi di una vita professionale scandita dalla grande passione per la recitazione. Luca Zingaretti non si è risparmiato davanti al pubblico del Politeama offrendo una serata ricca di curiosità in occasione dell’intervista sul palco con il giornalista Fabrizio Corallo che ha aperto la rassegna “Musica & Cinema”. Al centro del dibattito il suo personaggio più celebre, Montalbano, e il rapporto con il compianto creatore Andrea Camilleri.

“Aveva la capacità di trovare l’eccezionale nel normale – racconta di lui – e di cogliere la bellezza delle cose. Lo conobbi quando non era ancora molto famoso, comprai un suo libro e rimasi fulminato dal personaggio. Montalbano ha dentro di se un senso etico che sembra appartenere ai nostri nonni e non può che suscitare una struggente nostalgia”.

Dopo una trafila di sei mesi tra provini e preparazione, Zingaretti fu chiamato per girare le prime puntate di quella che sarebbe diventata una delle serie italiane più longeve e maggiormente esportate a livello internazionale. Cresciuto all’Accademia nazionale di arte drammatica, confessa di aver avuto la “fortuna di incontrare persone che mi hanno insegnato il mestiere”.

Dietro lo straordinario successo, anche la firma del regista Alberto Sironi scomparso la scorsa estate. “Ha continuato a lavorare fino alla fine – ricorda Zingaretti – nascondendo la malattia e senza dire nulla alla troupe. Per lungo tempo ha trovato la chiave per trasporre i racconti in immagini e non tradire lo spirito del libro, attraverso la giusta distanza che fa emergere il valore della metafora”.

Dopo tanti anni nei panni del commissario, l’apprezzato interprete si è messo anche dietro la macchina da presa per le ultime tre puntate che andranno in onda il prossimo febbraio, scoprendo i meccanismi che regolano il lavoro del montatore e il rapporto tra musica e immagini.

A monte di tutto, il grande lavoro di squadra con tutto il cast: “In Montalbano ho dato tutto quello che ho imparato in 25 anni di teatro”, aggiunge. La serata prosegue attraverso il racconto delle sue esperienze sul set, tra cinema e tv, tra cui il Giudice meschino, tratto da un libro di Mimmo Gangemi, girato in Calabria e trasmesso dalla Rai, che “avrebbe meritato più attenzione rispetto a quella che ha ricevuto”.

E poi ancora le altre sue “maschere” più riuscite, come Olivetti, Borsellino e Perlasca, tutti personaggi accomunati “dall’impossibilità di rinunciare a qualcosa in cui credevano fortemente”. La serata, poi, si conclude con un magico monologo, tratto da “I racconti” di Tomasi di Lampedusa, che l’attore ha voluto regalare prima di concedersi all’affetto dei fans. La stagione del Politeama proseguirà il prossimo 27 novembre con l’atteso appuntamento in compagnia di Arturo Brachetti e dell’arte del trasformismo.